Spiraglio di luce per il Sud Sudan, paese dalla storia travagliata
La strada per l'indipendenza è passata attraverso due lunghissime guerre civili, la prima tra il 1963 e il 1972, la seconda tra il 1983 e il 2005

Venerdì 13 novembre si sono conclusi i negoziati per la pace in Sud Sudan, che erano iniziati lunedì 9 novembre, con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio.
I NEGOZIATI DI PACE FRA L’OPPOSIZIONE ARMATA E IL GOVERNO
Le delegazioni militari dell’opposizione armata (SSOMA), non firmataria dell’accordo di pace a settembre 2018, e del governo di unità nazionale della Repubblica del Sud Sudan si sono incontrate per discutere e trattare le condizioni concrete dell’adesione al cessate il fuoco ed eventuali verifiche delle violazioni.
Il segretario generale della Comunità di Sant’Egidio, Paolo Impagliazzo, ha spiegato che il SSOMA ha deciso di aderire al meccanismo militare internazionale dal 1º gennaio 2021. Ciò permetterà al SSOMA di avere i propri rappresentanti nella direzione e nelle varie strutture a livello regionale e locale del CTSAMVM (Ceasefire and Transitional Security Arrangements, Monitoring and Verification Mechanism). A partire da quel momento i militari delle due parti lavoreranno insieme.
Si tratta di un passo fondamentale e molto atteso per garantire la fine delle violenze, la protezione della popolazione civile, il libero accesso per le organizzazioni umanitarie e il proseguimento del dialogo politico fra le parti, come hanno sottolineato tutti i protagonisti della conferenza stampa: oltre a Paolo Impagliazzo, per Sant’Egidio, l’ambasciatore Ismail Wais, per l’IGAD (organizzazione regionale del Corno d’Africa), il generale Hamid Mohamed Dafaalla, vicepresidente del CTSAMVM, il generale Emmanuel Rabi, per il governo, e il generale Samuel Lado, per il SSOMA. Anche l’esercito italiano verrà coinvolto nelle procedure di addestramento e consulenza militare.
LA STORIA TRAVAGLIATA DELLO STATO PIU’ GIOVANE DEL MONDO
Nel 1947, anno dell’indipendenza del Sudan, gli inglesi cercarono di staccare il Sudan del Sud dal Sudan e di annetterlo all’Uganda. Questo tentativo non andò però a buon fine e naufragò con la Conferenza di Juba del 1947, che unificò il nord e il Sud del Sudan. Per ben sessantaquattro anni (fino al 2011) il Sud Sudan ha fatto quindi parte del Sudan.
CRISI ECONOMICA, ALLUVIONI ED EMERGENZA COVID-19
Quest’anno, oltre alla crisi economica, agli scontri e ai continui problemi di politica interna, si è aggiunta l’emergenza Covid-19 e delle catastrofiche alluvioni che hanno messo in ginocchio il Paese.
Le alluvioni sono state provocate dalle piogge torrenziali che hanno investito il Sud Sudan da luglio ad oggi, causando ingenti danni ad oltre un milione di persone, secondo quanto riferito dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA).
Circa 1 milione e 34mila persone sono state colpite, mentre 481mila sono gli sfollati. I danni maggiori sono stati riportati nella regione dello Jonglei, con circa 404mila persone coinvolte, ha rivelato l’ultimo rapporto OCHA che copre il periodo dall’1 luglio al 17 novembre.
A causa dei mancati raccolti sta crescendo pericolosamente anche la malnutrizione, soprattutto nell’area di Pibor, dove anche l’acqua dei pozzi è stata contaminata, hanno riferito gli operatori sul campo di di Medici Senza Frontiere.
A Old Fangak, località che conta circa 30.000 abitanti nella zona paludosa dello stato di Jonglei, le inondazioni sono iniziate a luglio e i livelli dell’acqua continuano a salire. La maggior parte delle latrine della zona sono allagate aumentando il rischio di malattie trasmesse dall’acqua.
«Nel nostro ospedale e a Lankien, nello stato di Jonglei, il numero di pazienti è diminuito perché le alluvioni hanno reso quasi impossibili gli spostamenti – spiegano gli operatori di Medici Senza Frontiere – La pista d’atterraggio è allagata e l’arrivo di forniture mediche o il trasferimento dei pazienti in altre strutture mediche è ancora più complesso».
Un situazione tragica che va ad aggravare il già fragile equilibrio che i negoziati di pace stanno tentando di portare al Paese, rischiando di farlo piombare nuovamente nel caos e nella violenza senza soluzione di continuità tra bande e tribù rivali.