Enigma, simbolo, rito, spirito, anima: della materia spirituale dell’arte
È in corso un’inconsueta mostra al Maxxi che mette assieme culture, periodi storici e tradizioni geografiche diverse, accomunate dall'esigenza universale di ricerca di una dimensione spirituale da parte dell’uomo.

Roma – La mostra è ben allestita con prestiti dai Musei Vaticani, dal Museo Nazionale Romano, dai Musei Capitoli e dal Museo Etrusco di Villa Giulia. Ad essi sono affiancati opere contemporanee di artisti nazionali ed internazionali come Francesco Clemente, Sean Scully, Jeremy Shaw, Enzo Cucchi, Yoko Ono, Elisabetta Di Maggio, per citarne alcuni.
Il titolo della mostra è curioso, forse un po’ lungo ma ben azzeccato, perché l’intento è quello di ribadire la centralità e la complessità dell’uomo che, in ogni epoca e cultura, è alla ricerca di senso, di un oltre la materialità delle cose, argomento sempre più attuale nella società tecnologica e materialistica odierna. È il percorso di ricerca di una dimensione spirituale attraverso le opere artistiche di ogni tempo, di quell’ansia insita nell’uomo che lo porta a porsi quelle domande universali, fin dalla sua comparsa sulla terra.
La materia e la Storia hanno anche un significato spirituale, trascendente, ancorate nel tempo, allo spazio e all’essere umano, ma proprio per questo sono soggette ad un rimando ulteriore, un oltre spirituale. Perciò le opere d’arte sono materia spirituale, nel senso di simbolo, enigma, rito, sacro e anima. Appartengono all’uomo in quanto uomo, e quindi alla sua capacità di trascendersi e la sua necessità di indagare sul senso ultimo, delle cose e di sé stesso. Reperti e opere, così lontane nel tempo, testimoniano e manifestano questo bisogno universale.
La mostra non fornisce alcuna risposta religiosa di sincretismo, piuttosto attesta in questo spazio espositivo, la complessità e le criticità della dimensione spirituale, intesa come ricerca, presente nell’uomo. Testimonia che l’uomo è homo religiosus per natura e, tralasciare questo lato, significa perdere l’umanità autentica: essere uomini a metà e ciò è valido in ogni epoca e cultura.
Il merito, inoltre, è quello di suscitare negli spettatori una sana inquietudine che li porta a non rimanere in superficie e li costringe ad andare in profondità, fino ad arrivare a chiedersi:
Perché esiste la realtà e non il nulla? Qual è il senso di tutto?
Emanuele Cheloni